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libri di testo
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8 Ott 2017

Gli autori dei libri di testo: scrittori con l’articolo ma snobbati dalla cultura

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8 Ott, 2017 / 0 commenti

Gli autori “con l’articolo” il Baldi, il Bergamini, pur vendendo milioni di copie di libri di testo per la scuola, sono quasi del tutto snobbati dalla cultura. Eppure moltissimi scrittori vorrebbero essere nei panni di Guido Baldi, tanto per citarne uno.

Il famosissimo manuale di letteratura italiana di Guido Baldi, pubblicato da Paravia (oggi Pearson) a partire dagli anni ’90, di recente, ha festeggiato i due milioni e mezzo di lettori.

Basti pensare che, all’inizio di questo anno scolastico, uno studente su tre lo ha ritrovato nello zainetto, seppur ignaro dell’esistenza dell’autore.

Sul Baldi, sul Guarracino, sul Villari o sullo Zwirner ci abbiamo studiato tutti.

In realtà, ci si dimentica troppo presto che sui banchi di scuola ci sono importantissimi libri di testo, libri che, a pieno titolo, gareggiano con i best seller da libreria (ad es. Gomorra, di Roberto Saviano, in circa dieci anni, ha venduto più di due milioni di copie in Italia).

Secondo il direttore dell’Associazione editori, Alfieri Lorenzon, i libri di testo scolastici rappresentano un mercato sui generis: il professore sceglie un libro di testo che non compra; le famiglie comprano un libro di testo che, ovviamente, non scelgono.

Sono, però, soltanto un paio i libri che, per ogni materia, registrano le centomila copie vendute ogni anno. Alla luce di questo dato, cosa permette, allora, ad un libro di testo, di diventare campione di vendite?

La scelta dell’autore è un aspetto decisivo, secondo Aaron Buttarelli, responsabile delle sigle scolastiche del gruppo Mondadori-Rizzoli.

Roberta Formento, direttore editoriale di Pearson, tenta una sorta di identikit dell’autore ideale, una sorta di centauro: ricercatore, docente (che sa insegnare) e anima.

Seppur sia alquanto difficile ricavarne una tipologia ben precisa, una cosa è certa: a differenza della scuola gentiliana dove veniva prediletto il testo “chiuso” di un grande luminare (del tipo “ecco il mio sapere, studi chi ne avrà voglia”), nella scuola di oggi prevale, invece, il testo “aperto” del pedagogo (“voglio farti piacere la mia materia”).

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