Di chi è la colpa se le librerie chiudono?
Una delle critiche che si sente più spesso ripetere contro gli ebook è il loro “rovinare per sempre il mercato, favorendo la scomparsa delle librerie”.
Il ragionamento logico dietro a questa accusa è il seguente: le librerie chiudono perché sempre meno persone entrano dentro e acquistano un libro => perché non acquistano? => perché preferiscono acquistarlo su Amazon per ebook, pagandolo il 40/50% di meno e senza alzarsi dal divano.
Questo è vero, l’e-commerce rappresenta un grosso competitor per qualsiasi attività commerciale, sia per gli articoli nuovi che per quelli usati, ma è intellettualmente disonesto dire che le librerie sono in crisi per colpa dell’ebook, rappresenta un modo “pilatiano” di lavarsi le mani e cercare un facile colpevole.
Infatti è necessario smontare immediatamente un falso mito. Le librerie sono già in crisi.
Sono in crisi perché la grande distribuizione si concentra sempre di più sulle grandi catene (come Feltrinelli o i negozi Mondadori), perché anche i supermercati vendono i best-seller (con sconti molto importanti che possono permettersi grazie al loro enorme numero di copie vendute) e alla scarsa distribuzione dei libri.
Ecco dei dati, in modo da spiegare meglio questo concetto.
In Italia abbiamo 6 catene di librerie che controllano l’80% del mercato.
Ogni anno vengono prodotti 60.000 titoli. Di questi almeno 36.000 sono delle novità che vorrebbero inserirsi nel circuito con l’obiettivo di diventare dei best-seller, circa 3.000 titoli al mese. Purtroppo si dispone di circa 1.200 punti vendita (escluse le catene), che creano un effetto “a collo di bottiglia”.
Cosa significa?
Significa che i titoli vengono ammassati in libreria, con poco tempo per essere scoperti, letti, consigliati e condivisi dai lettori.
La distribuzione nelle librerie è regolata a monte dai distributori e dai gestori delle catene, che selezionano cosa fare uscire e la politica dei resi. Secondo dati ISTAT, la vita media di queste novità in libreria è 20 giorni, per poi essere rimpiazzata dalle nuove uscite e finire a metà prezzo o nel macero.
La necessità principale è vendere, tanto e in fretta, con campagne di marketing e virali su Internet, autori che interpretano “personaggi” (anche maltrattando i potenziali lettori) e stampando più copie possibile, per invadere più spazio possibile per vendere subito. Gli autori rischiano di ricevere compensi bassi a causa di questo sistema, specialmente perché molti libri sono “scoperti” con il passare del tempo e il passaparola.
Questo processo è destinato a cambiare nell’era digitale.
Come mai?
Per prima cosa è possibile stampare il libro su richiesta, risparmiando notevoli cifre sulla stampa e distribuzione (azzerandola). Ogni copia è già venduta e sarà consegnata direttamente al cliente finale.
La distribuzione è capillare attraverso Amazon, Google Play e iBooks. Librerie virtualmente visitate da tutto il mondo e non esistono resi. Il file resta a disposizione per chiunque desideri acquistarlo e la promozione attraverso internet e recensioni è molto più facile. Il prezzo basso avvicina più potenziali lettori.
Le grandi catene non amano l’ebook, perché mina il loro monopolio e permette a tutti di avere un posto sullo scaffale.
È una rivoluzione, e dobbiamo usarla correttamente.
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