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gillo dorfles
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3 Mar 2018

È morto Gillo Dorfles, critico d’arte e grande autore di libri scolastici di Storia dell’Arte

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3 Mar, 2018 / 0 commenti

Gillo Dorfles è stato qualcosa di più di un critico d’arte. Era un’icona: 107 anni di storia se ne sono andati insieme a lui. L’intero Novecento, o quasi.

Gillo Dorfles era nato a Trieste nel 1910, un famiglia borghese che potremmo definire asburgica, considerando tempi e luoghi. Proprio in quel territorio dove conobbe e condivise non soltanto l’arte con Bobi Bazlen e Leon Fini, Svevo e Saba. Dove studiò la psicoanalisi.

Dopo una laurea in medicina, arrivò infatti la specializzazione in psichiatria. Tutto questo prima dell’arte, a quei tempi soltanto un diletto, un batterio che piano piano avrebbe sviluppato una vera e propria malattia: Gillo Dorfles si sentì presto un’artista, e da qui la sua vita prese una direzione diversa.

Con l’arte, per l’arte, divenne il critico che oggi tutti conosciamo. Anzi, conoscevamo. Non uno storico, ma un critico dell’arte, qualcosa di più di un esperto conoscitore.

Gillo Dorfles capì per primo i mutamenti dell’epoca, i nuovi fenomeni estetici, il cambiamento di prospettiva e la conseguente automazione dell’arte: i mezzi meccanici e i computer avrebbero rivoluzionato anche quel mondo così statico e immutabile.

Il gusto cambiava, e con lui la sensibilità della gente: non erano più i critici, non era più l’élite a dettare il gusto, ma la massa: l’arte utilitaria, il design e la pubblicità stavano salendo al trono. Il Kitsch non era più cattivo gusto, ma arte. Dorfles lo insegnò al mondo.

All’inizio degli anni ’80 anticipò la sociologia di Bauman e Augè, definendo lui, ma con altre parole, la “società liquida” e i “non luoghi”. Vide nell’uomo contemporaneo la perdita della consapevolezza del tempo e dello spazio, oltre che della credibilità, ovvero della distinzione tra vero e artefatto, culminata poi, negli anni Novanta, nella divisione tra fatti e fattoidi.

Critico attento ai mutamenti sociali e al costume contemporaneo, Dorfles si dedicò all’arte non soltanto in veste di giudice, ma come vero e proprio artista, pur mantenendo una certa reticenza nei confronti dei suoi lavori. Influenzato dalla pittura di Klee e Mirò, diede vita al Mac (movimento arte concreta) con un gruppo di artisti, ma non arrivò mai a essere, o più che altro a sentirsi, un artista compiuto: sempre presente in lui il tarlo del conflitto di interessi.

107 anni di storia e un uomo che da solo riusciva a comprende e analizzare la bellezza: Gillo Dorfles mancherà a tutti, anche a chi non lo sa e non se ne accorge.


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